Economia circolare: 5 vantaggi di un modello di produzione innovativo

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Economia circolare: se ne parla tanto negli ultimi anni, ma cosa significa esattamente? Quali sono le potenzialità che spingono moltissime aziende in questa direzione? Quali sono i modelli di economia circolare a cui guardare come esempi vincenti?

Cos’è l’economia circolare

 

L’economia circolare è un modello di produzione e consumo che comporta la condivisione, il prestito, il riutilizzo, la riparazione, il ricondizionamento e il riciclo dei materiali e dei prodotti esistenti il più a lungo possibile.

 

L’economia circolare si sta affermando sempre con maggiore forza come risposta ai problemi ambientali, soprattutto in termini di riciclo e recupero delle risorse.

 

Praticando il modello dell’economia circolare si estende cioè il ciclo di vita dei prodotti, contribuendo a ridurre i rifiuti al minimo.

Una volta che il prodotto ha terminato la sua funzione, i materiali di cui è composto vengono infatti reintrodotti, laddove possibile, nel ciclo economico.

 

Così si possono continuamente riutilizzare all’interno del ciclo produttivo generando ulteriore valore. 

I principi dell’economia circolare, come possiamo facilmente intuire, contrastano con il tradizionale modello economico che è definito “lineare”, fondato invece sul tipico schema “estrarre – produrre – utilizzare – buttare”.

 

Il modello economico tradizionale fonda le basi sulla disponibilità di grandi quantitativi di materiali e di energia, facilmente reperibili e a basso costo. 

 

L’Unione Europea sta procedendo proprio nella direzione di favorire il modello dell’economia circolare. Nel febbraio 2021, il Parlamento europeo ha votato per il Nuovo piano d’azione per l’economia circolare, chiedendo misure aggiuntive per raggiungere un’economia a zero emissioni di carbonio, sostenibile dal punto di vista ambientale, libera dalle sostanze tossiche e completamente “circolare” entro il 2050.

Sono inoltre inclusi sia obiettivi vincolanti per il 2030 sull’uso e sull’impronta ecologica dei materiali sia norme più severe sul riciclo dei rifiuti. Negli ultimi anni il Parlamento Europeo ha chiesto l’adozione di misure anche contro l’obsolescenza programmata dei prodotti, strategia propria del modello economico lineare (si pensi ai telefoni cellulari e ai computer).


Anche a livello nazionale, in Italia, il Ministero dello Sviluppo Economico ha stanziato fondi per favorire progetti di ricerca, sviluppo e sperimentazione nell’ambito dell’economia circolare.

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I 5 benefici dell’economia circolare

 

Dunque, quali sono i vantaggi nell’applicare un modello di economia circolare?

 

Grazie a misure come la prevenzione dei rifiuti, l’ecodesign e il riutilizzo dei materiali, le imprese europee otterrebbero un risparmio e ridurrebbero al contempo le emissioni totali annue di gas serra. Al momento la produzione dei materiali che utilizziamo ogni giorno è infatti responsabile del 45% delle emissioni di CO2. Una percentuale davvero importante, da ridurre necessariamente.

La transizione verso un’economia più circolare può quindi portare numerosi benefici. Tra tutti, i più rilevanti: 

  • La riduzione della pressione sull’ambiente

  • Maggiore sicurezza sulla disponibilità di materie prime

  • L’aumento della competitività

  • L’impulso all’innovazione e alla crescita economica – si stima un aumento del PIL dello 0,5%

  • L’incremento dell’occupazionesi stima che nell’Unione Europea, grazie all’economia circolare, potrebbero esserci 700.000 nuovi posti di lavoro entro il 2030.

 

Oltre a questi macro vantaggi, con l’economia circolare i consumatori potranno avere inoltre prodotti più durevoli e innovativi in grado di far risparmiare e migliorare la qualità della propria vita. Ad esempio, ricondizionare i veicoli commerciali leggeri anziché riciclarli potrebbe portare a un risparmio di materiale per €6,4 miliardi all’anno (circa il 15% della spesa per materiali) e €140 milioni in costi energetici, con una riduzione delle emissioni di gas serra pari a 6,3 milioni di tonnellate.

 

Perché è necessaria la transizione verso un’economia circolare?

 

Oggi più che mai ci troviamo di fronte a un aumento della domanda di materie prime e allo stesso tempo a una scarsità delle risorse. Molte delle materie prime e delle risorse essenziali per l’economia sono ridotte e limitate, ma la popolazione mondiale continua a crescere e di conseguenza aumenta anche la richiesta di tali risorse finite.

 

Questa necessità di materie prime crea una dipendenza verso altri paesi: alcuni stati membri dell’UE dipendono da altri paesi per quanto riguarda l’approvvigionamento. L’economia circolare risolverebbe in gran parte questa dipendenza.

 

 

Altro aspetto fondamentale, già indicato precedentemente, è l’impatto sul clima: i processi di estrazione e utilizzo delle materie prime producono un grande impatto sull’ambiente e aumentano il consumo di energia e le emissioni di anidride carbonica (CO2). Un uso più razionale delle materie prime può contribuire a diminuire notevolmente le emissioni di CO2.

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IKEA

IKEA è una realtà che si è attivata notevolmente in termini di economia circolare. Il colosso svedese, già premiato ai Circular Economy Awards, ha infatti dichiarato come obiettivo prioritario per il proprio sviluppo sostenibile, di voler trasformare il suo modello di business da “lineare” a “circolare”. 

In questa direzione sta già valorizzando il lavoro di persone e organizzazioni che si distinguono nella promozione di un’economia che riduce gli sprechi e ottimizza l’utilizzo di materie prime e risorse. Inoltre la società sta lavorando su due materiali fondamentali per i propri prodotti: il legno e la plastica. 

In particolare, per il legno, che rappresenta la materia prima della maggior parte dei prodotti IKEA, è stata potenziata la sua resa per una riduzione dell’impatto ambientale. Il legno processato (il legno sagomato, intagliato e con incastri già previsti in fase di progettazione e tornitura, che consente un assemblaggio immediato) è un esempio di questa sfida. Si tratta di un materiale innovativo realizzato da IKEA in collaborazione con il produttore romeno Aviva, che permette di ridurre del 60% il consumo di legno (risorsa che sta via via scomparendo a causa soprattutto dell’eccessiva deforestazione), ad esempio, nella costruzione dei piani di lavoro.

Barilla

Un esempio completamente italiano, è quello di Barilla, che, in collaborazione con Favini, azienda di livello mondiale nella realizzazione di specialità grafiche innovative a base di materie prime naturali, ha dato avvio al progetto “CartaCrusca”: un modo per recuperare la crusca (derivante dalla macinazione di grano, orzo, segale e altri cereali che l’azienda usa nei propri processi produttivi), con lo scopo di riutilizzarla, insieme alla cellulosa, in una successiva lavorazione come materia prima per la produzione di carta. 

 

Dalla collaborazione di Barilla e Favini, è nato così un nuovo packaging realizzato in ”CartaCrusca”, sostituendo il 20% di cellulosa proveniente da albero con crusca non più utilizzabile per il consumo alimentare. Il nuovo progetto di packaging è stata utilizzato, tra l’altro, per confezionare la gift box ‘Selezione Italiana’, il cofanetto che custodisce alcuni tra i più pregiati prodotti del patrimonio gastronomico italiano selezionati da Academia Barilla.

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